Il Web 3.0 sarà decentralizzato e utilizzerà la blockchain. Questa è la descrizione più usata dai teorici e dai commentatori più favorevoli alla metamorfosi sul nostro futuro approccio alla rete. Il metaverso, gli NFT e le criptovalute ne sono la rappresentazione più evidente. Oggi siamo agli inizi di questa rivoluzione ma la battaglia tra gli scettici e i portabandiera è già ad altissimi livelli.

Decentralizzazione dei dati nel Web 3.0

Decentralizzata sarà la conservazione dei nostri dati, attraverso le blockchain, e il cui accesso potrà essere concesso e regolato da noi utenti; oggi le nostre scelte, i nostri contenuti  e tutto quello che condividiamo sono depositati nei server dei grossi player internazionali mentre in futuro saranno gestiti in spazi condivisi tra milioni di computer sparsi nel globo ma di nostra proprietà.

Quindi l’immaginazione collettiva vede nel tempo una riduzione del monopolio in mano agli attuali giganti di internet che oggi fatturano miliardi di dollari sulla gestione delle nostre informazioni.

Vero è che in cambio noi consumatori, oggi, riceviamo l’utilizzo gratuito di strumenti sempre più performanti. Il problema principale risiede nella nostra consapevolezza della quantità e qualità di dati che a volte involontariamente forniamo a tutte le app che scarichiamo e ai siti con cui interagiamo.

Il Web è nato da un’idea di Sir Tim Berners-Lee più di trent’anni per permettere la condivisione di informazioni tra ricercatori attraverso un sistema più efficiente.

Negli anni successivi internet si è evoluto consentendo a miliardi di utenti, anche nei paesi meno evoluti tecnicamente, di accedere a informazioni prima irraggiungibili e a connettersi con parenti e amici e colleghi in ogni parte del mondo. Per avere tutto questo abbiamo ceduto la proprietà dei nostri dati personali e di tutto quello che abbiamo condiviso nelle piattaforme social e sui siti web.

Decentralizzazione dei contenuti nel Web 3.0

La decentralizzazione in teoria permetterà agli utenti di accedere a una infintà di contenuti non filtrati (altro argomento di fervente discussione tra detrattori e favorevoli) ma resi disponibili dai loro creatori (che potranno decidere come e se essere ricompensati) e gestiti da un Intelligenza Artificiale anch’essa distribuita; chi investirà nelle varie dapp di accesso al Web 3.0, nella blockchain e nel metaverso dovrà porsi la domanda su come monetizzare il loro business e su quanti e quali dati richiedere ai clienti anche nel rispetto delle leggi delle singole nazioni.

Watch to earn: la prossima frontiera degli annunci

La sostenibilità economica del progetto si baserà su queste scelte venendo meno l’introito generato dalla vendita di promozioni targettizzate su larga scala. Le aziende che fino ad oggi hanno investito nelle piattaforme del Web 2.0  dovranno riformulare i loro piani di sviluppo commerciale e di marketing online per promuoversi nel Web 3.0 dovendo fare i conti anche con i concetti di watch to earn (derivato dal play to earn nel gaming) dove noi consumatori saremo pagati per il tempo che dedichiamo alla visione degli spot senza, però, intermediari.